Circuiti cerebrali antichissimi per imparare una lingua

Due circuiti cerebrali che giocano un ruolo centrale nell’apprendimento del linguaggio sono presenti anche in altri animali e si sono evoluti prima della comparsa degli esseri umani. Il risultato emerge da una meta-analisi di 16 studi sull’apprendimento della lingua nei bambini e negli adulti, secondo cui i due sistemi individuati – la memoria dichiarativa e la memoria procedurale – si sarebbero poi specializzati nella nostra specie.

L’apprendimento del linguaggio è gestito da circuiti cerebrali evolutivamente antichi, precedenti alla comparsa dell’essere umano, e non da circuiti sviluppatisi specificamente nella nostra specie. E’ questa la conclusione a cui è giunto un gruppo di ricercatori diretto da Michael T. Ullman della Georgetown University School of Medicine in seguito a uno studio pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”.

“Questi sistemi cerebrali si trovano anche negli animali – per esempio, i ratti li usano quando imparano a spostarsi in un labirinto”, osserva Phillip Hamrick, coautore dello studio. “Indipendentemente dai cambiamenti che questi sistemi potrebbero aver subito per supportare il linguaggio, il fatto che abbiano un ruolo centrale in questa capacità umana è notevole”

La memoria dichiarativa (quella che usiamo per memorizzare la lista della spesa o ricordare che cosa abbiamo mangiato ieri) è strettamente correlata alla ricchezza del vocabolario padroneggiato. La memoria procedurale (quella che usiamo per imparare compiti come guidare, andare in bicicletta o suonare uno strumento) è responsabile della capacità di gestire le regole sintattiche della lingua.

La distinzione fra i compiti dei due tipi di memoria è molto netta nei bambini, mentre è più sfumata negli adulti quando imparano una nuova lingua; in questo caso infatti anche l’apprendimento dei costrutti sintattici e grammaticali è mediato, almeno all’inizio, dalla memoria dichiarativa,
che lascia spazio a quella procedurale solo in un secondo momento. Forse anche per questo è difficile padroneggiare una lingua imparata più avanti negli anni altrettanto bene della madrelingua.

La scoperta – osservano i ricercatori – può aiutare a comprendere meglio le basi genetiche e biologiche dell’apprendimento del linguaggi: anche se finora sappiano molto poco su quali sono i geni alla base del linguaggio, le ricerche sulla genetica del cervello in generale hanno identificato numerosi geni che hanno ruoli particolari per il funzionamento della memoria dichiarativa e procedurale, e questo li pone come primi candidati per le future ricerche.

Inoltre, i risultati possono portare migliorare gli approcci all’apprendimento delle lingue straniere e alla terapia di diversi disturbi del linguaggio. Credit Le Scienze